Il Taekwondo Olimpico, uno sport affascinante ma...
Parlare di preparazione atletica nelle Arti Marziali e soprattutto nel Taekwondo Olimpico non è semplice, dal momento che molti fattori influenzano il rendimento di ogni atleta e il raggiungimento di quella che è comunemente nota come “Peak Performance”, il miglior stato di forma fisica e psichica che deve coincidere con gli appuntamenti più importanti della stagione sportiva di un serio atleta e ancor di più di un professionista.
Il Taekwondo, negli ultimi anni, ha conosciuto una brusca accelerazione nel campo della preparazione fisica degli atleti, dato che il riconoscimento Olimpico ha fatto si che questa disciplina si guadagnasse un prestigioso posto nella rosa dei giochi olimpici, ma ancor di più per il sorprendente successo di pubblico e consensi che gli vengono riconosciuti.
I numeri si stanno moltiplicando a livello mondiale, segno di un grande successo, e di pari passo sempre più impegnativo diventa il percorso per l’atleta che vuole confrontarsi sia a livello regionale, che nazionale e internazionale, richiedendo al proprio organismo una prestazione fisica imponente, in uno sport dove il contatto fisico amplifica tale condizione e dove purtroppo il trauma è sempre in agguato. Basti pensare che normalmente già in una competizione Regionale i nostri atleti devono sostenere mediamente cinque incontri per guadagnarsi la finale.
Questo visto anche dal punto di vista del Maestro, che nell’arco degli anni e nel corso della formazione dei propri ragazzi, si trova ad educare, formare e preparare atleti che devono diventare fortemente competitivi, e deve nel contempo preservare la loro integrità fisica, allungando la loro capacità negli anni di offrire grandi prestazioni in un arco di tempo quanto più lungo possibile.
Quanti sforzi per preparare un piccolo atleta, che poi diventa un Campione e poi forse convocato in Nazionale?
E quanto è reale e concreto il rischio che forse nel momento cruciale della sua carriera, questi subisca un infortunio, un trauma all’apparato muscolo-articolare, e si vede costretto ad abbandonare o comunque a perdere gran parte del proprio reale potenziale, e da lì iniziare uno stato di regressione atletica che crea non pochi disagi dal punto di vista fisico, ma anche psicologico?
Come Maestro, come Operatore Sanitario esperto in traumatologia, da sempre ho profuso grandi sforzi nella direzione della prevenzione, ma mi rendevo conto che non era sufficiente, ero consapevole che mancavano i mezzi allenanti per raggiungere concretamente un obiettivo di tale importanza.
Il Taekwondo moderno, le cose si complicano!
Analizzando l’evoluzione del Taekwondo negli ultimi anni, ci si rende conto di come questa disciplina sia cambiata, dal momento in cui il regolamento ha introdotto le tecniche da 4 punti al casco, caratterizzate dalle rotazioni precedenti il calcio, o da 2 punti se precedono quelle alla corazza elettronica. Due elementi che sicuramente hanno introdotto ulteriore spettacolarità agli incontri, con capacità di capovolgimento immediato delle sorti di un match, ma che indubbiamente costringono gli atleti a delle potenti accelerazioni in rotazione, sottoponendo l’apparato muscolo-tendineo e legamentoso ad uno stress e un sovraccarico impressionanti.
Tutto questo in un contesto dove l’atleta deve gestire delle improvvise contrapposizioni di forze, in tutti i piani del movimento ed in rotazione, dovendo contemporaneamente assicurare la gestione delle fasi muscolari concentriche ed eccentriche in modo adeguato, e dove inoltre deve avere una capacità di sincronizzazione e reclutamento delle unità motorie straordinarie. A questo si aggiunge la necessità di avere una condizione cardio-respiratoria che deve essere altrettanto straordinaria ed adeguata alle richieste dei match.
L’atleta deve partire da una solida base di reattività muscolare e cinestetico-percettiva, ed essere capace di colpire in condizioni, quasi sempre di esasperato sbilanciamento, e al tempo stesso deve essere preciso e potente, assorbendo le sollecitazioni determinate dall’impatto, così come ancor più pericolose quelle generate dai calci che non raggiungono il bersaglio, per una brusca schivata dell’avversario, che pertanto scaricandosi nel vuoto comportano un pericoloso ulteriore sovraccarico.
La ricerca...
Inoltre il Taekwondo non è solo Combattimento, ma anche Forme o Poomse come sono meglio conosciute, una specialità del Taekwondo a livello mondiale, che negli ultimi anni ha riscontrato una brusca accelerazione in direzione dell’auspicato riconoscimento Olimpico, e che richiede all’atleta caratteristiche fisiche, muscolari, e condizionali completamente diverse dal combattimento. Movimenti caratterizzati da grande stabilità alternata a fasi di estrema instabilità, con gesti tecnici in sospensione, esplosivi e/o in tenuta isometrica, con rallentamenti e accelerazioni sui tre piani del movimento, unitamente a delle capacità mentali e di “tenuta” dello stress e nel contempo assicurare una funzione di controllo posturale in fase statica e dinamica che richiede un livello di equilibrio e propriocettività straordinari. Per un Maestro certamente una impresa colossale! Soprattutto se gli atleti in oggetto devono confrontarsi non solo in campo nazionale ma soprattutto in campo internazionale. Da qui, negli anni, è continuata la mia ricerca nella metodologia e nei mezzi, formandomi personalmente e importando metodologie dagli USA, che nell’arco del tempo hanno contribuito a formare il mio personale background di competenze, unitamente alla formazione Federale Nazionale.
La chiave!
E’ stata proprio la ricerca, come si attiene ad ogni rispettabile preparatore atletico che vuole varcare i limiti della propria conoscenza, che mi ha portato negli ultimi anni a confrontarmi con metodologie innovative, non legate alle “mode del momento”, ma che guardassero alla funzionalità della metodologia, al fine di indirizzare a una prestazione d’alto livello.
L’incontro con il Functional Training è così venuto estremamente naturale. Ma da qui anche la parallela scoperta che l’allenamento funzionale, per la stragrande maggioranza dei preparatori, fosse solo un insieme di tecniche o di esercizi, per riempire un corso e raggiungere finalità diverse da quelle che personalmente cercavo.
La scoperta del Metodo WTA Functional Training® è stato un modo nuovo di rivedere tutte le mie certezze, guardando al corpo in un modo completo, fuori dai dogmi imposti dalle logiche del marketing, lontano dai lavori che guardano al corpo come a tanti muscoli isolati da allenare e a cui poi chiedere un sinergismo di azione, coordinazione e connessione con le capacità condizionali e coordinative per ottenere una prestazione di alto o medio livello.
Guardare al corpo in modo globale, allenandolo in modo funzionale, così come deve esprimersi durante la competizione, questo era l’obiettivo! Perché quando l’atleta combatte, combattono tutti gli apparati e i sistemi all’unisono, “l’atleta combatte tutto assieme”! Quindi non allenare separatamente, capacità e competenze motorie per poi richiedere loro di integrarsi nel momento della necessità di esprimersi in campo.
Ho intrapreso così un percorso formativo che mi ha portato ad acquisire negli ultimi anni, competenze di elevato valore tecnico e applicativo, integrando lavori di mobilità articolare in chiave dinamica e collegati in catene cinetiche; contemporaneamente a lavori che potenziassero le capacità atletiche in modo multiplanare, con la possibilità di essere supportati da un condizionamento cardio-respiratorio straordinario!
Allenare cioè l’atleta così come combatte o così come deve esprimersi nelle Forme !
L’acquisizione di competenze tecniche e teoriche per utilizzare attrezzi straordinari, che fondano la loro funzione partendo spesso da esercizi di rieducazione funzionale per raggiungere obiettivi allenanti e prestativi, esattamente quello che cercavo da sempre!
Esercitazioni capaci di garantire una straordinaria stabilizzazione delle articolazioni interessate, in chiave statica, ma soprattutto dinamica, prevenendo così i traumi e riuscendo soprattutto a lavorare in range di movimenti altrimenti impossibili con le classiche macchine isotoniche o anche solo a corpo libero. Attrezzi come i Kettlebels, le Clubs, il Flying Suspension Training, unitamente alle palle mediche e altri attrezzi specifici, e completati e supportati dal lavoro di Primitive Functional Movement®, sono capaci di offrire una interazione e un piano di preparazione per l’atleta di Taekwondo, davvero straordinari!
I Risultati!
Negli ultimi anni la nostra preparazione si è arricchita di un repertorio veramente unico di contenuti tecnici e atletici, attraverso la quale oramai, stabilmente prepariamo tutti i nostri atleti e in particolar modo gli atleti della Squadra Agonisti di Alta Specializzazione dell’Olimpic Studio.
Un approccio inizialmente nuovo, fuori dagli schemi, ma che già nel brevissimo tempo, il frutto di questa innovativa metodologia di lavoro ha suscitato grande entusiasmo e ha dato i suoi risultati. Oggi tutti i nostri atleti utilizzano con competenza tutti i programmi di lavoro del Metodo WTA Functional Training®, potenziando e migliorando la loro condizione fisica e atletica in modo straordinario.
Questi alcuni nostri atleti di spicco:
– Sabino Grillo, già nazionale Junior e Senior ai Giochi Olimpici Universitari di Shenzen (Cina), bronzo agli Italiani 2013 di combattimento, che con una preparazione meticolosa ha espresso un livello tecnico e atletico impressionante, con ben sei incontri sostenuti in una pool dove, per il livello degli avversari presenti, ogni incontro valeva una finale!
– Sara Dambra, Campionessa Italiana Cadetti di combattimento e atleta Azzurra che ha conquistato il 4 posto agli Europei 2013 e neo campionessa Pugliese vincendo il trofeo come miglior attaccante.
– Veronica Erinnio, Campionessa Italiana 2013 di Poomse e bronzo al torneo dei Campioni.
– Alessandro Laguardia medaglia di bronzo ai campionati Italiani e medaglia di bronzo al Torneo dei Campioni 2013 di Poomse.
– Morena Riccardi vicecampionessa Italiana di combattimento 2013.
Il Futuro!
Ma come dicono i grandi maestri: 1000 tecniche non sostituiranno mai 1 solo principio! Ed è per questo che mi sento di mettere in guardia da tutti quelli che si improvvisano Functional Trainer, che insegnano solo ed esclusivamente gli esercizi (e oltretutto anche attraverso modalità tecniche molto discutibili), senza il supporto di principi di lavoro scientifici; ma soprattutto a prestare attenzione ai “Master e Istruttori di Functional” che facilmente si formano quasi sempre per mano dal “mitico maestro Youtube”, o in un corso di poche ore con rilascio di tanto di attestato immediato.
Si perché il Functional Training è uno strumento straordinario e innovativo, ma l’utilizzo degli attrezzi può essere insidioso, e invece che migliorare la condizione e la prestazione, può facilmente peggiorarla o inficiarla. Affidarsi a Trainer realmente qualificati che possano trasmettere la conoscenza precisa dei principi su cui si fonda la metodologia di lavoro con l’uso degli attrezzi e del corpo libero, è di fondamentale importanza non solo per gli atleti, ma per chiunque voglia allenarsi per raggiungere un qualsiasi obiettivo e non infortunarsi durante gli allenamenti e le gare!
Principi dimenticati dalla stragrande maggioranza di chi si allena, e che io ho ritrovato solo nel Metodo WTA.
In questo Metodo ogni programma di allenamento, così come ogni esercizio sono realmente basati su principi scientifici e su applicazioni pratiche inconfutabili, nell’interesse della salute dei propri atleti e del benessere che lo sport deve garantire ai suoi praticanti, e portando l’atleta d’alto livello a fare quel salto di qualità necessario per proiettarsi verso il futuro.